Indifferenza
30 Aprile 2021
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Brescia, ore 17:15. Dopo mesi di lockdown e coprifuoco posso finalmente passeggiare per le vie della città. Non sono sola, con me ci sono i miei amici, cinque in tutto. Prendiamo la metro. Solo quattro fermate ci separano dalla nostra destinazione. Prima fermata, seconda e poi terza. È questo il momento in cui tutto cambia. Sul vagone sale un gruppo di ragazze, quindici massimo sedici anni, che vedendo una ragazza dagli occhi a mandorla decidono di entrare in azione. Ridono, sfottono, gridano. La situazione degenera. Quarta fermata. Tutti scendono: noi, la ragazza e il gruppo. Pensavamo che il loro patetico teatrino fosse finito. Non è stato così. Una di loro si lancia contro la ragazza, le tira i capelli facendola cadere a terra, lei picchia la testa. Velocemente una seconda ragazza la obbliga ad alzarsi, trascinandola per i capelli su dalle scale. Lei si accascia su se stessa. Calci alla testa e allo stomaco, sputi e insulti di ogni tipo è tutto ciò a cui assistiamo. Poi, una voce proveniente da un altoparlante ricorda che la zona è sorvegliata. Pochi attimi e il gruppo sparisce. Silenzio. Di tutte le persone presenti solo noi siamo rimasti. Quanta indifferenza. La aiutiamo ad alzarsi. Piangeva, mentre chiamava i carabinieri. dal proprio cellulare: “Stavo solo andando al lavoro” ripeteva. Attendiamo per qualche minuto l’arrivo dei carabinieri, speranzosi nel loro aiuto. “Signorina, per queste cose noi non possiamo fare niente, può sporgere denuncia domani”. Non un briciolo di solidarietà, nessun tipo di impegno, totale disinteresse. Pochi minuti dopo se ne vanno. Si avvicina a noi un uomo che aveva visto tutto, ci sorride e ci ringrazia per quello che abbiamo fatto. Anche lei ci ringrazia e ci abbraccia, poi le nostre strade si dividono.
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Non credo che dimenticherò facilmente ciò che ho visto oggi. Purtroppo sono scene che vedo sempre più spesso in televisione, ma trovarsi di fronte a una vera e propria aggressione razziale ti fa capire quanto certa gente sia triste e vuota, e soprattutto, quanto l’indifferenza faccia paura. Si, perché sul luogo erano presenti ragazzi, uomini che avrebbero potuto intervenire, ma hanno deciso di chiudere gli occhi. Fa ancora più male vedere quanto chi dovrebbe difenderci, non ha mosso nè muoverà un dito. Oggi vado a letto delusa. Delusa dalla mia generazione. La stessa generazione che si batte per la salvaguardia dell’ambiente e che ancora non accetta che gli occhi di qualcuno siano più piccoli dei loro, e non capiscano, che una volta chiusi, siamo tutti uguali.
Spero di non dover mai più assistere a una tale aggressione. La cattiveria con cui l’hanno picchiata e l’odio nelle parole che uscivano dalla bocca di quelle ragazze mi fanno rabbrividire. Basta violenza, basta indifferenza.
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Vanessa Paletti, 4^ D Rel
20 Aprile 2021
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Sveglia alle 8:00 e carichi per dare il meglio in questa giornata in cui partecipiamo al “progetto scuola digitale 2021”. Abbiamo già superato una preselezioni ed abbiamo con stupore raggiunto la finale. Partecipare ad un concorso non è una passeggiata, soprattutto se si svolge online. Ore ed ore di lavoro per preparare la performance costituita da un breve video di tre minuti ed un discorso di due. Trasmettere le nostre emozioni ed il nostro messaggio attraverso uno schermo è risultato difficile, ma come sempre abbiamo dato il massimo, cercando di superare l’ostacolo mettendoci in gioco totalmente. Al momento del discorso eravamo molto emozionati, ma non ci siamo fatti intimorire dagli altri concorrenti pur consapevoli di non avere un progetto così tecnologico e all’altezza del concorso. Abbiamo comunque saputo controllare al meglio le nostre emozioni ed incanalarle all’interno del discorso esposto, in modo tale da far comprendere alla giuria la nostra determinazione.
Questo progetto ci ha regalato non solo emozioni, ma anche spunti di vita. Ci ha fatto crescere, ma soprattutto abbiamo imparato dai nostri punti di debolezza permettendoci di capire i punti su cui fare leva qualora dovessimo mai partecipare ad altri concorsi. Ringraziamo molto la scuola ospitante e la nostra professoressa di italiano per questa opportunità unica, da cui portiamo a casa tanta soddisfazione e tanta felicità e ringraziamo anche i nostri compagni di classe che ci hanno affiancato e sostenuto non dubitando mai di noi e delle nostre capacità. Anche se non abbiamo vinto, non siamo mai stati tristi perché consapevoli di aver dato il massimo “perdendo” a testa alta. Nonostante ciò, la giuria ha fatto i complimenti al nostro lavoro facendoci sentire ancora di più orgogliosi del nostro operato. Inoltre un ringraziamento speciale va a coloro, all’interno della classe, che hanno creato il video portante del nostro discorso, senza di loro non avremmo potuto esprimerci al meglio, è stato davvero un lavoro corale, in cui ognuno ha dato un po' di sé.
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Linda Madini e Marco Verdoliva, 4^D Rel
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita…
(Inferno, canto I)
A volte la vita sembra una selva oscura, quando entri non ti sembra così buia, ma più ti addentri più i tuoi pensieri si annebbiano. Non sai perché o come sei finito in questo posto così tenebroso, ma l’unica cosa che desideri è uscirci. In questo momento sento che la mia vita è dentro la selva oscura che Dante descrive nell’Inferno della Commedia, sento che tutto il mondo è contro di me, sento di non essere abbastanza, sento che non sono pronta per affrontare le decisioni più importanti della mia vita come l’università, sento che ho troppa paura per continuare questo cammino. Ogni volta che ci penso piango perché la mia vita dipende proprio da me e io non so che strada percorrere. All’inizio pensavo di fare la hostess, ma dopo lungo ripensamento, ho capito che questa non è la strada giusta per me. Perciò ora sto cercando di trovare me stessa per capire la mia vocazione. Penso che leggere Dante ci possa aiutare a comprendere il presente perché ci fa capire che noi uomini non siamo cambiati, l’uomo è sempre uguale in qualsiasi tempo con i suoi dubbi e le sue paure. Dante mi ricorda che è possibile trovare la diritta via per uscire dalla tenebrosa selva.
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di Federica Russo 4^ D Rel
Nel mezzo del cammin di nostra vita
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mi ritrovai in una solitudine infinita,
la pandemia era arrivata
e la mia vita di colpo era cambiata.
Tutto mi manca
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di stare chiuso in casa ne ho abbastanza
gli amici, lo sport e la scuola
li rivoglio indietro ancora.
Non vedo l'ora
che sia finita
perchè questa non è vita.
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di Samuele Turano 2^A SIW
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita…
(Inferno, canto I)
Credo che Dante, attraverso questi versi, ci aiuti a superare quegli eventi che ci hanno portato a restare chiusi in casa per diversi mesi. Quando Dante ha dato inizio al suo viaggio nei tre mondi, ha abbandonato tutto per la ricerca della Verità. Questo ci insegna che se una cosa la si vuole, la si può ottenere. All' interno di queste terzine riesco a vedere la nostra situazione da quando si è scatenata la pandemia. L'Italia si è rifugiata in un lockdown continuo, attraversando un periodo buio, in cui abbiamo perso le speranze e la nostra strada. Da quel giorno molte vite sono cambiate, la mia ad esempio, ha subito una rivoluzione.
Non potendo vedere amici e parenti, mi rifugiavo in videochiamate, messaggi e pianti. È stato un periodo molto brutto sia perché ogni giorno che passava mi sembrava che le pareti della mia stanza si stringessero sempre di più, sia perché ho perso la persona che mi ha cresciuta, mio nonno. Fortunatamente ho un fratello fantastico che è riuscito a sostenermi evitando che mi perdessi definitivamente.
Spero che questo orrendo periodo passi il più velocemente possibile perché io non riesco più a stare in casa da sola, senza amici e senza i miei cugini.
Ieri era il compleanno di una mia cugina che ha compiuto 18 anni. Si dice che bisognerebbe festeggiare come pazzi, invece io non l’ho nemmeno vista e non l’ho nemmeno potuta abbracciare.
In questo momento mi sento esattamente come Dante, persa, non so dove sono. Molti mi dicono che sono cambiata, che sono assente, ma la verità è che, forse, non voglio più essere come la persona che ero prima del COVID-19, perché ero una persona che non stava attenta ai dettagli, cosa che adesso non perdo di vista.
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di Alice Bellandi 4^ D Rel
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita…
(Inferno, canto I)
Rileggendo questa terzina, il primo sentimento che mi nasce in cuore è sicuramente una sorta di nostalgia della prima volta che udii questi versi, incipit di una delle opere più importanti che avrei studiato e malinconia verso quel periodo della mia vita in cui avevo più amici e gioia sul viso. Nostalgia alimentata dalla situazione attuale che collego alle parole dell’autore fiorentino. Il percorso normale e quotidiano seguito da Dante viene improvvisamente interrotto all’interno di una selva in cui egli si ritrova disperso e confuso, proprio come è successo a tutti noi poco più di un anno fa. I primi versi della Divina Commedia rappresentano precisamente, ma allo stesso tempo in modo semplice, quel processo emotivo e fisico di allontanamento e isolamento dalle abitudini quotidiane causato dalla diffusione del Coronavirus.
Ciò che Dante ha descritto non è ovviamente una previsione nel futuro, ma rappresenta una condizione che ricorre spesso, ancora oggi.
Se leggere questa terzina ci può permettere di provare ancora emozioni che ci conducono al nostro vissuto, può essere secondo me, un buon motivo per continuare a leggere Dante anche nel 2021. Tuttavia, c’è anche un’altra questione più seria sulla quale Dante può aiutarci: le guerre. Certo, noi non ne sentiamo molto gli effetti, ma esistono ancora in diversi paesi, soprattutto in quelli africani e del medio oriente. E come si collega questo all’introduzione alla Divina Commedia? E’ sempre quel senso di solitudine e straniamento che nasce, in questi casi, dalle ripercussioni dei conflitti. Quell’infelicità che prova il popolo costretto a subire indifeso tali oscenità e a non poter avere una vita stabile, perché da un giorno all’altro potrebbe perdere tutto.
Perciò Dante ci ricorda che pure in quarantena, lontani da amici e famigliari, oppressi dal lavoro e dagli studi...c’è sempre qualcuno che se la vive peggio di noi e che ancora è prigioniero della sua selva oscura.
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di Brando Marcato, 4D Rel
365 giorni dal primo lockdown!
8 marzo 2020 - 8 marzo 2021
8 marzo 2020, era una domenica, una domenica normale, un giorno qualunque, non sapevamo cosa ci avrebbe aspettato. Fu, in verità, l'ultimo giorno di “libertà,” poi l'indomani sarebbe stato il primo di tanti giorni di zona rossa o se preferite, lockdown.
Solo due settimane di chiusura per non far aumentare i contagi e poi tutto sarebbe tornato come prima o quasi: è ciò che sentivamo dai telegiornali che parlavano solo ed esclusivamente di COVID 19.
In realtà non è stato proprio cosi; i giorni passavano, le settimane trascorrevano, i mesi anche e noi, giorno dopo giorno non capivamo o non volevamo capire ciò che al di fuori della nostra cameretta stava succedendo. Trascorremmo così due mesi circa in zona rossa e pur non rientrando a scuola verso la fine di maggio riuscimmo a mettere “il naso fuori dalla finestra “.
Eh sì! E’ passato un anno da quella domenica trascorsa in famiglia e fuori per una passeggiata con gli amici. Me lo ricordo come se fosse ieri!
Dopo la passeggiata una bella merenda per ricaricare le energie, quattro chiacchiere e poi ognuno a casa sua. La nostra casa tanto amata si è trasformata nella nostra prigione.
Dopo un anno la situazione non è cambiata, per la prima volta ho trascorso il Natale lontano dai miei nonni, lontano dagli zii e dai cugini. Dopo un anno nonostante i tanti sacrifici, in particolare da parte dei bambini e di noi adolescenti, gli ospedali sono ancora sommersi di lavoro e tanti medici si trovano in ginocchio per salvare vite umane. Una realtà che in primo momento sembrava molto lontana, ma è diventata concretezza per tutti, anche nella mia famiglia abbiamo avuto lutti di parenti ed amici.
Oggi, a distanza di un anno, molte regioni d’Italia sono in zona rossa e ancora una volta le scuole sono chiuse, ancora una volta la didattica a distanza, ops.. meglio didattica digitale integrata.
Abbiamo voglia di libertà, di normalità, gli adulti ci dicono che i nostri sono gli anni più belli, ma è proprio così? Forse sì, ma privati della libertà, dell’ amicizia, dello sport e forse anche della tanto attesa festa del nostro diciottesimo, di buono ritrovo poco o niente.
In questi giorni mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, sto vivendo qualcosa di già vissuto, proprio come un “déjà vu”
Non sappiamo cosa ci aspetterà, non sappiamo quando tutto questo finirà, quando potremo tornare alla nostra vita normale e se potremo ritornarci come sarà, non sappiamo cosa accadrà domani. Ma pensandoci bene, forse una cosa la sappiamo. Oggi 8 marzo 2021, un anno dopo, noi siamo cambiati. Sicuramente questo anno di lockdown ha portato con se’ anche momenti belli che penso vadano ricordati, io per esempio, ho avuto più tempo per stare con la mia famiglia, ma soprattutto ho imparato a cogliere l’attimo, carpe diem. Ho anche imparato a non dare mai nulla per scontato. Come ultimo non possiamo che essere grati al progresso scientifico che ci ha donato il tanto agognato vaccino!
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di Marco Verdoliva, 4^D Rel
Giornata della Memoria
27 gennaio 2021
Ogni anno bisogna ricordare. Ricordare ciò che è stato fatto e ciò che non è stato compiuto. Tutte le oscenità messe in atto si delle povere persone che avevano un'unica colpa: essere nati.
Ho visto una testimonianza di Liliana Segre, senatrice a vita ed ebrea. Il suo discorso l'ho visto su uno schermo di un cellulare, ma le sue emozioni, la sua forza e i suoi ricordi mi hanno toccato. Anzi, mi hanno travolto.
Sono riuscito a vivere gli stati d'animo della giovane Liliana Segre, ho vissuto la debolezza del padre e la sua resa.
Attraverso la sua testimonianza, ho capito cosa significa perdere se stessi. Lei, da essere una bambina empatica e sensibile, è diventata una ragazza senza emozioni; non provava più pietà o gioia, ma solo paura ed egoismo.
Per sopravvivere nei campi, bisognava pensare solamente a se stessi, non si poteva pensare ad altre persone.
Ho avuto la possibilità di visitare il campo di concentramento ad Auschwitz. Il panorama è raccapricciante: tante casette uguali, ma con scopi altamente differenti.
Alcuni edifici erano utilizzati per il taglio dei capelli, il cambio dei vestiti o per la raccolta di beni. Tutti gli altri piccoli edifici venivano sfruttati per far dormire i prigionieri. Queste casette erano piene di letti a castello freddi e duri.
Vedendo tutte le scarpine dei bambini, le borse o i vestiti, mi sono sentito terribilmente triste. Passando davanti a queste montagne di oggetti, non sono riuscito a dire neanche una parola.
Quindi noi dobbiamo ricordare le persone maltrattate e sfruttate, ma anche le persone orribili che hanno attuato questi atti inutili e infami. Dobbiamo ricordarci per non cadere nuovamente in una situazione come quella passata.
Mi sembra quasi impossibile che delle persone, o meglio mostri, possano mettere in atto delle azioni simili e spero, come credo lo facciano tutti, che non riaccada mai.
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di Santapaga Enea, 4C Rel
Giornata della Memoria
27 gennaio 2021
Ormai, con il passare degli anni, le testimonianze dirette sulla giornata della memoria diventano sempre meno. Sono passati già tanti anni dalla fine della seconda guerra mondiale e avere ancora persone in vita sembra essere quasi come un miracolo. Grazie a loro noi possiamo rivivere la storia del tempo e sentirci più vicino alle persone, ai loro pensieri e ai loro sentimenti. Persone come Liliana Segre che ha saputo più volte prenderci nella sua storia e farci capire il valore enorme della vita. Ma quando queste persone non ci saranno più, i ragazzi del futuro come faranno ad avere la certezza che tutto ciò era reale? Non basta solo aprire un libro e ripetere davanti alla professoressa gli eventi più importanti di quel passato se non si è provato almeno ad immaginarlo. Io credo che dobbiamo ritenerci molto fortunati di aver ricevuto questo “regalo” dato che, molto probabilmente, siamo gli ultimi a poter beneficiare di questo dono. Ho detto “regalo” perché la vita è un regalo, la coscienza di poter camminare “una gamba davanti all'altra” è un regalo. Abbiamo imparato che i giovani sono “fortissimi” e che hanno un futuro davanti con infinite possibilità e infinite strade da poter percorrere. Abbiamo imparato che non bisogna odiare e vendicarsi per non diventare il nemico e finire in quell'altra dimensione chiamata:”prigionia”. Questi sono i regali, i valori che Liliana Segre ci ha offerto, lei che si è sforzata tanto per donarci una testimonianza preziosa. Il problema è che oggi non sappiamo realmente cosa vuol dire sofferenza; io l'ho capito solo adesso grazie ad una testimonianza importante. Ci sono molte persone che oggi, in tutto il mondo, decidono di lasciare la loro vita per motivi insoliti, quasi sciocchezze. E quindi tu, ragazzo del futuro, che stai leggendo questo tema, ti lascio la mia testimonianza di modo che, anche se in un modo meno indiretto, potrai immaginare e assaporare questi momenti della tua vita che penso ormai avrai capito che sono indispensabili per essere “liberi”. Se non riesci a perdonare almeno impara a non odiare.
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di Fontana Marco 4^ C Rel
Giornata della Memoria
27 gennaio 2021
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La giornata della memoria ha un grande valore , in particolare Liliana Segre ha fatto capire in modo diverso ciò che ha passato ;è infatti importante la sua testimonianza per ricordare e per farsi una cultura che va oltre la solita storia.
È una giornata che per quanto sia triste va ricordata , ci siamo chiesti con che motivazione sono stati compiuti questi gesti, come un'essere umano abbia potuto fare questo ad un'altro umano,forse i tedeschi temevano gli ebrei,a questa domanda non potremo mai rispondere.
Ci sono state tante persone che non erano coinvolte e sono state zitte...probabilmente per paura.
Tutt’oggi purtroppo le discriminazioni avvengono verso chi magari ha una cultura diversa o per il colore della pelle, sono sempre state presenti, a causa, secondo noi , dell'ignoranza di tanta gente,che ha una mentalità chiusa e non accetta qualcuno diverso da lui, tutti possiamo dire il nostro parere ma rispettando le idee altrui.Purtroppo non tutti in questa giornata sensibilizzato l'argomento... Il giusto sarebbe far mettere queste persone nei panni di chi ha subito tutto ciò, e merita di essere ricordato,secondo noi tanti tedeschi si vergognano per ciò che i loro "antenati" hanno fatto.
probabilmente con gli anni e con lo sparire dei testimoni il ricordo di questo pezzo di storia potrebbe svanire, il ricordo di questi anni non deve essere scordato e sempre rispettato.
semmai il ricordo dovesse svanire noi tutti ci prenderemo l'incarico di portare avanti ciò che stiamo imparando.
Un film che abbiamo trattato e da cui abbiamo tratto insegnamento é "La vita é bella".
C’ha fatto capire l'importanza di insegnare hai bambini ciò che è accaduto nel passato.
" Non ho mai perdonato, ma ho imparato a non odiare",frase di Liliana Segre citata nella sua l'ultima testimonianza..cosa vuol dire secondo noi?
È una frase ricca di significato e intensa..Secondo noi questa donna non prova odio ma indifferenza.
Non voleva dare soddisfazione ai nazisti di avere il suo odio e abbiamo capito che ha affrontato tutto questo con coraggio e con forza.
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contributo della 2B Rel
Giornata della Memoria
27 gennaio 2021
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È simbolico ricordare la giornata della memoria, ma noi siamo consapevoli che nonostante le varie struggenti testimonianze di sofferenza, oggigiorno è importante riconoscere e sottolineare oltre al passato anche il presente.
Esiste forse una giornata della memoria riguardante il genocidio degli uiguri?
Alla televisione nessuno ne parla, le uniche rare fonti che abbiamo ci ricordano di immagini drammatiche del passato e spesso nell'indifferenza si fa finta di nulla.
Come ha detto Liliana Segre, l'indifferenza è l'arma più potente in mano ai carnefici e la Cina, giustifica tutto come semplice "rieducazione" omettendo così, i veri fini dell'internamento che sono la sostituzione etnica e religiosa (basta pensare che Pechino sta cambiando i versi del corano per farli allineare alle idee del partito comunista)
Infine, la giornata della memoria è una celebrazione fine a se stessa se non si concilia con una coerente lotta odierna contro questi delitti contro l'umanità, senza farsi spaventare troppo dal colosso cinese.
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contributo della 4B Rel
A scuola di Memoria
27 gennaio 2021
Giornata della Memoria
27 gennaio 2021
Si raccolgono le riflessioni sorte tra noi studenti dopo la visione dell’intervista della Senatrice a vita Liliana Segre, effettuata nel 2018 in Cremona nel teatro “Ponchielli”.
“Oggi abbiamo ancora la possibilità di avere testimonianze, riguardo l’olocausto, di elevato valore storico-culturale, certamente necessario perché certi avvenimenti non si debbano ripetere. La mancanza del ricordo comporta il rischio che la società entri nell’indifferenza, o peggio, nell’omertà. Hanno valore perché aiutano alla consapevolezza affinché non si ripetano gli stessi atti meschini e crudeli che la storia riporta. Per questo esiste la “Giornata della Memoria” in ricordo di ciò che è accaduto. Il famoso detto: “la storia si ripete”, in questo caso particolare, non deve avverarsi. L’unico modo per tenere lontano il rischio che questo germe del male ritorni è ricordare, facendo sì che non solo il 27 Gennaio sia tale giorno, ma che lo siano tutti gli istanti della nostra vita.
Certe volte, quando ci soffermiamo a pensare su questo avvenimento storico, i “Perché” sono molteplici, uno in particolare: “Perché sono state svolte queste azioni?”. A questo non si può dare risposta, come non si può comprendere l’accaduto. Per certe domande non esistono risposte, si possono solo fare delle ipotesi, ad esempio: pazzia, follia, megalomania, assunzione del potere con la forza…
Ma un perché non lo riusciamo a dare perché non concepiamo umanamente certa crudeltà e tale indifferenza. Per citare Liliana Segre:
“L’indifferenza è più violenta della violenza”. Difatti è l’arma peggiore. Molte volte si sceglie di essere indifferenti per poter ignorare certi avvenimenti, altre volte lo si diventa per accettare certi avvenimenti. Anche se viene più comodo non vedere e fare finta di nulla per timore.
L’indifferenza di certe persone permette ad altri di andare al potere e commettere pazzie, inconcepibili per l’essere umano. Per questo bisogna ricordare e sensibilizzare l’argomento, affinché non riaccada.
Esistono tutt’oggi molti atteggiamenti di odio, casi dove più ragazzi ne ghettizzano altri come loro, o uomini… ma ciò lo riteniamo insopportabile. Il mondo è bello perché esistono persone con mentalità e animi diversi, andarle a limitare solo per la motivazione futile del fatto che non pensano come noi, è da egoisti. L’unicità è vita! Queste forme d’odio avvengono, la maggior parte delle volte, per la motivazione che queste persone sono insoddisfatte e irrealizzate nel proprio “Io” e pur di sentirsi bene con sé stessi, commettono atti indegni e terribili. Bisogna iniziare a sensibilizzare gli animi riguardo a tutto questo. Il progetto della “Giornata della Memoria”, deve continuare affinché arrivi alle persone sin da infanti.
Ricordando che l’Amore è l’unica arma che può contrastare tali atti discriminatori, perché esisterà sempre una luce infondo al tunnel.
Se si perde l’Amore si perde la propria umanità.
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contributo della 3^ A CAT
Giornata della Memoria
27 gennaio 2021
28 gennaio 2021
Ieri è stata la Giornata della Memoria. Ad un certo punto ho finito di guardare le immagini, non me la sono più sentita di aggiungere altro dolore. Più di tutti mi ha colpito un disegno, non che il resto no. Una voce fuori campo che dice: 'chi vuole rivedere la sua mamma, faccia un passo avanti', e un bimbo con la testa rasata e il pigiama a righe che avanza, firmando la sua condanna. Forse perché il resto lo conoscevo - sono stato anche a visitare il campo di sterminio di Dachau - però quella perfidia, quell'inganno, di cui comunque tutti sappiamo o dovremmo sapere, e ricreata così, dalla matita di un disegnatore, è stato il momento forse più difficile della mia Giornata della Memoria. La scuola ha fatto e sta facendo molto perché la Shoah non venga dimenticata. I ragazzi di oggi, a differenza di quelli della mia generazione, vengono coinvolti sempre di più, nel ricordo dell'Olocausto. E sono d'accordo, se vogliamo insegnare il valore della vita, nulla è più sconvolgente e profondamente segnante della morte, di uno sterminio di massa. Il ricordo serve a loro, quindi a voi, per crescere forti nei valori, e anche a noi, gli adulti per rammentarci sempre che nulla è più prezioso, né tantomeno scontato, della vita.
di Lauro Zanchi
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E' possibile perdonare o ci sono limiti?
Giornata della Memoria 2021
27 gennaio 2021
Il perdono, inteso come rinuncia ad ogni vendetta e rivalsa, è indispensabile affinché non si intensifichino le emozioni negative.
E’ emersa la difficoltà nello stabilire, per ognuno di noi, una soglia oltre la quale non accetteremmo un’offesa sia essa proveniente da individui più o meno coinvolti nella nostra vita.
Il perdono è soggettivo e lo abbiamo compreso attraverso gli ostacoli che non ci hanno permesso di delineare il limite massimo oltre il quale non avviene, quali le fasi della vita e le loro crisi; in aggiunta i più svariati contesti.
Nonostante quanto detto precedentemente abbiamo trovato un punto di incontro riguardo l’impossibilità di accettare e perdonare tutto il male e le brutalità alle quali erano sottoposti i deportati.
Mettiamoci quindi nei panni dei prigionieri: è possibile perdonare quanto subito?
No, è impensabile. L’intento nazista era quello di provocare uno sterminio di massa premeditato, a cui avevano lavorato per anni. Hanno ideato, progettato e realizzato consapevolmente una vera e propria industria della morte. Partendo da un processo di spersonalizzazione attraverso l’incisione sul corpo di un insulso numero si è avviato l’annientamento.
Ai deportati sono state propinate angherie, punizioni e tremendi atti di sopraffazione in situazioni ambientali disastrose, dove l’acqua era repellente, dove gli abiti erano cenci putridi, dove l’igiene era un sogno, dove le malattie avevano il sopravvento sulla vita e dove alle persone non era consentito morire da esseri umani, ma da animali.
Ribadiamo quindi che non si può perdonare perché le nefandezze perpetrate dai nazisti hanno lasciato segni indelebili sulle persone e nelle persone. Il tempo passa, i segni restano.
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contributo della 4B Amm
Essere o non essere
19 gennaio 2021
Essere o non essere, questo è il quesito: meglio subire i colpi della sfortuna o prendere in mano la situazione e combatterli? Morire, dormire, nient’altro e con questo sonno porre fine ai dolori del cuore e alle altre miserie tipiche della natura umana: è una soluzione da tenere in considerazione. Morire, dormire. Dormire e forse sognare. Ecco un altro ostacolo, cosa ci sarà quando porremo fine a questo doloroso groviglio che è la vita?
Parto col dire che questo è un momento particolare per tutti quanti, o almeno per me. Siamo da poco entrati in un nuovo lockdown, il terzo in meno di un anno e quel briciolo di motivazione che mi era rimasto, è svanito. Durante la giornata il pensiero di lasciare tutto, di mollare la presa su qualsiasi cosa stia portando avanti è più che presente e dentro di me sento che sta prendendo il sopravvento.
Ottobre, dopo un’estate coi fiocchi, forse la migliore delle poche che ho vissuto, eccoci costretti ad un nuovo periodo di isolamento. Mi crolla il mondo addosso, sapevo sarebbe arrivata la famosa “seconda ondata” ma non pensavo così presto. Appena il tempo di abituarmi a scattare una foto all’alba mentre aspetto l’autobus, a creare la playlist perfetta per quel tragitto che ogni giorno mi rubava due preziosissime ore e… boom, tutto da rifare.
Di nuovo lontana dagli amici, dalla persona che amo, dalla palestra e da tutto ciò che, a 17 anni, conta.
Queste erano le cose che mi davano la forza di andare avanti, che mi facevano vivere.
Ora come ora sto vivendo? O il mio è solo un trascinarsi continuo? Beh, la risposta ad oggi è la seconda. La verità è che non ho niente di vicino a cui possa aggrapparmi. La realtà più vicina a me è la scuola e sento che è la cosa da cui mi sto allontanando maggiormente. E’ come se invece di spingere me stessa a dare il massimo, mi stia lentamente lasciando andare. Faccio fatica a concentrarmi e spesso è come se mi estraniassi da tutto il resto. Mi ritrovo a leggere e rileggere gli stessi concetti infinite volte per poi accorgermi che la mia testa è altrove e la cosa divertente, è che non so dove. A volte è un rumore che mi porta alla realtà, e così mi accorgo di aver fissato il vuoto per mezz’ore intere, senza avere la minima idea del cosa io abbia pensato per tutto quel tempo. Non so, forse semplicemente il grigiore e la nebbia di queste giornate sono riuscite ad entrare in me. Forse con la primavera le cose si sistemeranno e anche io riuscirò a sbocciare di nuovo. So solo che questa situazione è stata in grado di privarmi di qualsiasi emozione positiva e tutto ciò che mi ha lasciato è uno stato di ansia e smarrimento continuo per il mio futuro. Ci sono giorni in cui non riesco a mangiare, altri in cui l’unica cosa che riesco a fare è sdraiarmi sul letto, fissare il soffitto e piangere. E vorrei non fosse così. Vorrei anche io scoprire qualcosa che mi faccia tornare a vivere davvero, ma per il momento vorrei tanto addormentarmi e risvegliarmi quando tutto questo sarà finito. E’ da codardi?
E Uun po’ forse, per quanto io sia giovane, lo capisco Amleto. Capisco la sua voglia di sgattaiolare via dai problemi, percorrendo la strada più semplice.
Credo che certi pensieri passino per la testa di tutti in un certo momento della vita. Sta a noi reagire e cercare quel cassettino nella nostra testa, che se aperto, può riportare la luce nelle nostre giornate. Non è facile, non lo è per niente e in un momento come questo lo è ancora meno.
Sono arrivata alla conclusione che il più grande nemico della felicità sia la demotivazione. Quando non hai nessuna ragione per continuare ad essere felice, allora non lo sei e basta. Io la sto ancora cercando questa ragione in un periodo così e la ricerca sembra più dura del previsto. Non so se la troverò presto o se semplicemente questa mia sensazione di ansia perenne svanirà all’improvviso, proprio come è arrivata. Spero solo di ritrovare un equilibrio che, per una persona fragile come me, significa tutto.
Studiando Amleto mi sono accorta di quanto certe emozioni siano ancora più che attuali e in parte condivido il suo pensiero. Non credo però che la soluzione sia scappare, o almeno non per sempre. E’ vero, la tentazione di lasciarsi tutto alle spalle può farsi spazio nella nostra mente ma dobbiamo essere pronti a respingerla, non possiamo permetterci che essa prenda il sopravvento e ci porti ad un punto di non ritorno.
In questo momento della mia vita mi vedo abbastanza d’accordo con Amleto e i suoi pensieri, per il semplice fatto che entrambi non sappiamo cosa vogliamo e l’unica sicurezza che abbiamo è che i nostri dubbi e le nostre paura non ci lasceranno mai.
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di Vanessa Paletti 4D Rel
La fine di un anno epocale
22 dicembre 2020
Siamo ormai agli sgoccioli, di un 2020 che può essere definito un anno storico.
In un anno in cui purtroppo i momenti brutti hanno sovrastato quelli belli .
L'anno si è aperto con una pandemia che si è scatenata all’inizio di marzo, ed ha mietuto milioni di vittime in tutto il mondo. Una pandemia che ancora impera, ma grazie alla scienza sembra essere arrivata la soluzione di un vaccino.
Un anno particolare per tutti, anche per la scuola, che ha dovuto giocare la sua partita con la didattica a distanza unica soluzione per garantire lo studio e per non fermarsi. Una soluzione che non è stata facile da accettare, ma soprattutto non è stato facile per nessuno abituarsi ad un nuovo modo di studiare le materie scolastiche.
Il mondo è cambiato insieme alla responsabilità delle persone. Ora per uscire di casa è obbligo indossare la mascherina.
Come ho detto in precedenza, i momenti negativi hanno sovrastato i momenti positivi e non dobbiamo dimenticarli.
Nella mia famiglia infatti un momento positivo di questo 2020 è l'arrivo del piccolo Antonio, che è venuto ad allargare la nostra bella famiglia. A questo poi si è aggiunto il battesimo del mio cuginetto più piccolo, Thomas, è stato un momento felice per tutti.
Non posso dimenticare l’abbraccio estivo con la mia famiglia , quando dopo un periodo molto difficile ho potuto rivedere i miei nonni, gli zii e i cugini .
Certamente quest’anno è stato difficile per tutti e per molti aspetti andrebbe dimenticato, ma penso che ognuno abbia anche dei momenti positivi da ricordare, e sono questi i momenti che non vanno dimenticati, perché ci aiutano ad andare avanti.
Allora auguro buone feste a tutti e buona fine di 2020 e buon inizio del 2021, con la speranza che a vincere siano i momenti belli.
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Marco Verdoliva, 4D rel
Donna parlami di te
25 novembre 2020
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Donna, femmina, mamma, nonna, compagna, ma anche artista e sognatrice, concreta, custode discreta, sorridente, illuminata, ma anche affranta.
Tutte e nessuna.
Parlami di te: ti conosco ma non so cosa serbi nel cuore.
Nel silenzio, chiederò che vengano esauditi quei desideri reconditi.
Non c’è un solo modo, vero ?
Ma ce la stai facendo anche se non credi sempre in te stessa, se non ti piaci, se ti è piombato tutto addosso.
Tu il modo lo trovi sempre, per te e per tutti.
La vita scorre, ma tu la sai accogliere sempre con il sorriso, con forza o per forza.
Parlami di te, che hai affrontato quella brutta malattia, ne sei uscita vincitrice e ora ogni attimo di vita sembra pioggia nel deserto.
Parlami di te, che hai perso tuo figlio e poi tuo marito, ma resti in piedi: vivi perché i polmoni respirano, anche se il tuo cuore soffoca nel dolore .
Parlami di te che hai sgomitato a casa e al lavoro e ora dicono che “hai le palle” ma la verità è che sei la migliore.
Parlami di te che hai scelto la famiglia coccolando loro, ma anche te stessa.
Parlami di te che usi parole tiepide per consolare le confidenze delle tue amiche davanti ad un caffè bollente.
Parlami di te, con i capelli candidi: la pelle raggrinzita che racchiude ancora la tua bellezza e racconta la tua storia.
Parlami di te che sola, in bagno, aspetti che compaia la seconda riga rossa su quello stupido test .
O di te che ti specchi e ti vedi grassa in un mondo che osanna gli originali e guai a fare un passo fuori dagli stereotipi.
Ti ascolto.
La bocca si curva all’insù e gli occhi urlano.
Intorno a te sembrano tutti felici, ma tu sai perfettamente che è solo per compiacere quegli affollati e anonimi social.
Oppure se vuoi ti parlerò di me, che sono anche un pezzo di te.
Ci sono molti modi per dare amore, l’amore vince sempre e questa è la prima cosa che devi tenere a mente.
Sembra di conoscersi da sempre e lo sai perché?
Abbiamo un fondamento comune: gioiamo della solidarietà femminile, quella vera, che non dobbiamo mai chiedere.
Sappiamo parlare aggrottando le pieghe degli occhi, che non ci tradiscono mai.
Combattiamo per tutte noi, sempre e quando ci sembra di doverci arrendere, diamo un’ultima spinta quella generante.
Proviamo non a vedere, non a guardare ma ad osservarci da vicino, in silenzio davanti allo specchio: il bagno è disordinato, il comodino impolverato e noi splendiamo.
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Usciamo, amica mia e teniamoci a braccetto, e teniamo sempre bene a mente che non saremo mai sole.
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Per tutte noi.
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di Emma Tacca 4D Rel
In fondo alla via
venerdì, 6 novembre 2020
La pandemia sicuramente in qualche modo ha segnato tutti noi, basti vedere il cambiamento radicale delle nostre vite a cui ci siamo dovuti adattare nel giro di pochissimo tempo, quasi un giorno con l’altro.
Nella quarantena primaverile abbiamo percepito molto la mancanza dell’interazione con i nostri coetanei e con il mondo esterno; ci siamo rese conto di quante cose normalmente davamo per scontate, come ad esempio l’andare a scuola e stare tutti insieme in classe, le nuove esperienze quali la sharing (per chi non lo sapesse, sono dei giorni in cui i giovani del territorio della stessa annata vivono insieme continuando normalmente le loro vite) o altri momenti di condivisione che ci aspettavano di lì a poco a cui abbiamo dovuto rinunciare.
In assenza di qualsiasi impegno, che regolarmente avevamo, come lo sport, ci siamo ritrovate con moltissimo tempo a disposizione, questo è stato utilizzato per riscoprirci e coltivare qualche altra passione che fino ad allora era rimasta accantonata; inoltre, noi adolescenti, che ci troviamo a dover iniziare a prendere delle scelte importanti riguardanti il nostro futuro, grazie a questo tempo di STOP abbiamo avuto la possibilità di fare il punto della situazione, per ripartire con più entusiasmo e con le idee più chiare.
Per quanto ci riguarda sentavamo molto la mancanza l’una dell'altra, per questo motivo appena ci è stata data la possibilità ci siamo subito incontrate in fondo alla via delle nostre abitazioni, poco distanti, rispettando l’obbligo di distanza, mascherina e guanti; di solito erano circa venti minuti di chiacchierata, a noi sembrava tanto perchè non eravamo più abituate a un contatto sociale al di fuori delle nostre mura domestiche. Nonostante il tempo non fosse tantissimo, ce lo facevamo bastare e soprattutto era quasi emozionante, un po’ come fosse la prima volta, perché finalmente dopo mesi di clausura si poteva annullare anche la distanza fisica.
Purtroppo come è ormai risaputo anche la tanto temuta seconda ondata e con lei anche un nuovo “lockdown”, sono diventati realtà, ma adesso che sappiamo cosa aspettarci, siamo in grado di gestire meglio tutta questa faticosa situazione, convinte di crescere ulteriormente e speranzose di poter tornare a vivere al 100% gli anni migliori della nostra adolescenza.
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di Anna Stabilini e Alice Plizzari 4 D rel
Felicità tossica
Mercoledì, 28 ottobre 2020
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Si dice che Vincent Van Gogh fosse solito mangiare pittura gialla. Il giallo secondo lui, incarnava la felicità ed era convinto che mangiandolo potesse portarne un po’ dentro di sé. Questa sua mania era ovviamente considerata un disturbo, una pazzia. Era risaputo che la vernice fosse tossica per l’uomo, ma forse a lui semplicemente non importava. Quel veleno per lui era più cura che tossina, quel veleno era anche la sua felicità. Questa cosa mi ha fatto riflettere e capire che non importa quanto una situazione possa sembrare folle, senza senso agli occhi delle persone perché se ci rende felici è difficile farne a meno e continuiamo ad ingerirne, rischiando di ammalarci. A volte succede che il nostro colore giallo sia una persona e come per Van Gogh, insieme alla felicità assumiamo anche un po’ di veleno. Quel veleno è, probabilmente, l’effetto collaterale di quello che noi chiamiamo Amore, ma non quell’amore sano che porta felicità, ma un amore tossico. Amore che nonostante faccia male continuiamo a cercare perché siamo convinti che ci renda felici e ci faccia stare bene.
Come succedeva a Van Gogh anche noi talvolta, agli occhi degli altri, potremmo sembrare folli ma, sempre come lui, non ce ne importa.
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di Linda Madini 4 D Rel
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Tutto è cominciato con un’ordinanza ministeriale che ci obbligava a fare scuola stando nelle nostre abitazioni, limitando ogni nostro spostamento e, via via che la situazione peggiorava, ogni giorno se ne andava un pezzo della nostra libertà. E' così che ci siamo immediatamente resi conto che vivere al tempo del Covid 19 non è per nulla semplice, non lo è per nessuno.
Mai ci saremmo lontanamente immaginati di poter rimanere segregati nelle nostre abitazioni, come se fossimo in tempo di guerra, tutto sembrava lontano fino a qualche mese fa, poi con passo felpato, il nemico ha bussato alle nostre porte e da quel giorno ci siamo scoperti terribilmente fragili, insicuri, impauriti, figli di una precarietà che non siamo stati educati a guardare negli occhi, ma che solitamente esorcizziamo con ritualità che ora sono state bandite.
Tutto ebbe inizio da questo hashtag #iorestoacasa che è divenuto il nostro motto, come quello di tanti italiani responsabili, ma nel fare nostra questa nuova condizione di vita non volevamo rinunciare alla condivisione perché sappiamo che nulla esiste se non c’è la possibilità di condividerlo.
Per la prima volta nella nostra esistenza abbiamo vissuto sulla pelle l’art 16 della Costituzione, chi l’avrebbe mai detto di trovarci nel mezzo di una pandemia e vederci privati di gran parte delle nostre libertà?
L’idea nasce da qui, dal desiderio di registrare questi giorni che passeranno alla storia come i giorni del Coronavirus, ma anche i giorni, dello sforzo oltre ogni limite, i giorni della solidarietà, dell’altruismo, del desiderio di tenere alta la speranza perché alla fine #andràtuttobene.